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Diritto all’aborto, il Parlamento Europeo contro i cittadini? - Matchman News
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Diritto all’aborto, il Parlamento Europeo contro i cittadini?

Il Parlamento europeo discuterà i rapporti presentati da due europarlamentari, che potrebbero introdurre il diritto all’aborto nell’agenda europea.

Il Parlamento europeo discuterà i rapporti presentati da due europarlamentari, che potrebbero introdurre il diritto all’aborto nell’agenda europea.

Diritti Umani e Uguaglianza: il Parlamento europeo ne discute questa settimana nella sessione plenaria di marzo. In discussione due rapporti, presentati dagli europarlamentari socialisti Panzeri e Tarabella, che potrebbero introdurre il diritto all’aborto come parte dell’agenda europea. Sovvertendo, in questo modo, le preoccupazioni di oltre 60 mila cittadini che hanno mostrato la loro preoccupazione per due rapporti che vanno oltre le competenze dell’Unione Europea e interferiscono in temi sensibili legati alla Dignità Umana.

Marc Tarabella, europarlamentare belga, ha presentato il Rapporto Annuale 2013 del Parlamento Europeo sull’uguaglianza tra uomo e donna nell’Unione Europea. Il rapporto è stato approvato a gennaio dalla Commissione sui Diritti delle Donne e l’Uguaglianza di genere.

Nel testo di Tarabella c’è questa disposizione, che va chiaramente in contrasto con il principio di sussidiarietà: “Il Parlamento europeo (…) insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva”. La commissione ha approvato con una maggioranza schiacciante.

Ora il rapporto viene portato all’attenzione del Parlamento europeo, nonostante oltre 60 mila cittadini, attraverso una petizione lanciata dalla Federazione di Associazioni Familiari Cattoliche (FAFCE), abbiano chiaramente detto “no” alla relazione Tarabella.

I cittadini hanno riaffermato il principio di sussidiarietà, applicato dall’Unione Europea con il Rapporto Estrela nel 2013. La relazione sponsorizzava l’aborto come diritto umano, la fecondazione e la teoria del “gender”. Gli eurodeputati la avevano bocciata, e avevano invece adottato una risoluzione che riafferma il principio di sussidiarietà e dichiara con forza che “la formulazione e l’applicazione delle politiche in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nonché in materia di educazione sessuale nelle scuole è di competenza degli Stati membri”.

In pratica, si stabiliva il principio di sussidiarietà. L’Unione non può approvare una risoluzione che dia un punto di vista comune su questioni come quelle dell’aborto e dell’educazione sessuale delle scuole, andando contro la legislazione di alcuni Paesi europei (in Polonia, per esempio, l’aborto non è ancora consentito per legge). La sconfitta della relazione Estrela e l’approvazione del testo alternativo stabiliva che queste sono sempre decisioni nazionali, e che non possono essere prese a Bruxelles. Un risultato che è stato anche propiziato dalla mobilitazione di migliaia di cittadini europei.

I cittadini europei hanno chiesto di riaffermare questo principio firmando contro il Rapporto Tarabella. Ma la richiesta di oltre 60 mila cittadini di non supportare il diritto all’aborto si può estendere anche al Rapporto Annuale 2013 sui Diritti Umani e la Democrazia nel Mondo e la Politica dell’Unione Europea sul tema, presentato dall’europarlamentare italiano Pier Antonio Panzeri.

Il rapporto include paragrafi che promuovono il “diritto all’aborto”, ma anche passaggi che criticano i referendum nazionali che si sono tenuti in molti stati europei, come la Croazia e la Lituania, nonché la legislazione nazionale in Lituania: tutte iniziative che hanno mostrato la voglia dei cittadini di promuovere la famiglia tradizionale.

In più, il Rapporto Panzeri “incoraggia le istituzioni europee e gli Stati membri a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso e le unioni civili tra omosessuali. Una richiesta che va oltre le competenze stesse dell’Unione Europee, tradendo ancora una volta il principio di sussidiarietà.

Andrea Gagliarducci

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