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ALL'ONU blocco sull'orientamento sessuale. Occupiamoci di fame e il razzismo - Matchman News
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ALL’ONU blocco sull’orientamento sessuale. Occupiamoci di fame e il razzismo

I tentativi di definire ed imporre l”orientamento sessuale e l’identità di genere come criterio che definisca una categoria protetta dal diritto internazionale.

I tentativi di definire ed imporre l”orientamento sessuale e l’identità di genere come criterio che definisca una categoria protetta dal diritto internazionale.

Un coro di delegati provenienti da tutto il mondo ha protestato contro i tentativi di definire ed imporre l'”orientamento sessuale e identità di genere” come criterio che definisca una categoria protetta dal diritto internazionale e dai diritti umani in occasione della recente Assemblea Generale dell’ONU (16-20 novembre).

Il Gruppo Africa, composto da 54 paesi, ha pronunciato un discorso forte contro la Relazione annuale sui diritti umani presentata da Joachim Rucker, il presidente tedesco del Consiglio dei diritti umani.

“Il gruppo africano ribadisce la sua forte preoccupazione per i tentativi di imporre nuove nozioni e concetti, come l’orientamento sessuale e l’identità di genere, senza nessun riferimento nel diritto internazionale dei diritti umani, e respinge con fermezza qualsiasi tentativo di indebolire il sistema internazionale dei diritti umani cercando di imporre concetti o nozioni relative a questioni sociali, tra cui condotta privata e individuale, che non rientrano nel quadro dei diritti umani concordati a livello internazionale. “

Rücker ha respinto i suggerimenti e le critiche e presenterà la sua Relazione senza modifiche alla ‘Assemblea Generale, dicendo di essere “conscio che il Consiglio è ‘de jure’ un organo sussidiario dell’Assemblea generale, ma di avere fiducia che le nostre decisioni siano rispettate”, incluso l’originale testo della Relazione.

Gli stati africani non ne sono convinti. Hanno detto che la promozione dei diritti speciali per gli individui che si identificano come lesbiche, gay, bisessuali o transgender (LGBT), sulla base delle loro preferenze sessuali o comportamenti è stata un ‘”espressione di disprezzo per l’universalità dei diritti umani” e servirà solo a “dividere” gli Stati membri dell’ONU.

Il gruppo ha detto che si tratta di “questioni che rientrano essenzialmente alla competenza interna degli stati”, come previsto dall’articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite.

Dal momento della approvazione della prima risoluzione sull’orientamento sessuale e l’identità di genere nell’ambito del Consiglio dei diritti umani nel 2011, la pressione sui diritti LGBT in seno all’ONU è aumentata in modo esponenziale e sempre più paesi sono, stanchi di essa, soprattutto in occasione dell’Assemblea Generale, reagiscono e con forza si oppongono esplicitamente.

I paesi africani hanno lamentato che anche in  questo caso i diritti LGBT sono stati affermati “a scapito di questioni di fondamentale importanza”, tra cui l’eliminazione della povertà e la discriminazione razziale.

Questi punti di vista sono stati ripresi dalla Bielorussia, che lamentava come essa stessa sia stata ‘sotto pressione’ per i diritti LGBT, mentre la crisi di migranti e rifugiati investiva il proprio paese e l’intera Europa.

La Nigeria ha aggiunto che dare “priorità ai diritti di alcuni individui” potrebbe tradursi in “discriminazione negativa a scapito dei diritti concordati a livello internazionale, e in contrasto con i principi di non discriminazione e di uguaglianza”.

L’Iran ha chiesto il rispetto del sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite, un ritorno ad  abbracciare i principi fondatori della stessa Onu a partire dal “reciproco rispetto per valori, tradizioni e culture diverse. Ricordando che bisogna evitare di imporre un unico stile di vitae concetti non consensuali nelle altre culture.”

Egitto brevemente riassunto molte di queste preoccupazioni dicendo che la promozione dei diritti delle persone LGBT non aveva “alcun fondamento nel diritto internazionale” e mina la “credibilità del sistema internazionale dei diritti umani.”

Russia, Pakistan, Tanzania e Sudan hanno condiviso preoccupazioni simili.

Sebbene l’amministrazione Obama ha strombazzato il suo successo nel portare avanti i diritti LGBT, il crescente dissenso dei diplomatici e dei paesi presenti all’ONU, sta spingendo l’opinione pubblica mondiale a prendere coscienza delle possibili distorsioni dei diritti internazionali e della volontà di alcuni di ‘colonizzare ideologicamente’ altri Paesi e culture.

Tutto ciò creerà nuove spaccature all’interno della Assemblea dell’ONU e purtroppo aumenterà la distrazione sui temi ben più urgenti della lotta alla povertà e alla discriminazione razziale e religiosa.

Luca Volontè

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