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Scozia, libertà di coscienza negata a due ostetriche - Matchman News
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Scozia, libertà di coscienza negata a due ostetriche

Due ostetriche scozzesi che chiedevano il riconoscimento al diritto di libertà di coscienza hanno visto le loro ragioni respinte dalla Corte Suprema del Regno Unito lo scorso 17 dicembre

Due ostetriche scozzesi che chiedevano il riconoscimento al diritto di libertà di coscienza hanno visto le loro ragioni respinte dalla Corte Suprema del Regno Unito lo scorso 17 dicembre

Due ostetriche scozzesi che chiedevano il riconoscimento al diritto di libertà di coscienza hanno visto le loro ragioni respinte dalla Corte Suprema del Regno Unito lo scorso 17 dicembre. Le due avevano vinto la causa alla corte di Edimburgo, ed erano state poi citate in appello alla Corte Suprema dal Servizio Sanitario Nazionale (NHS) di Scozia. I giudizi si basano sull’interpretazione dell’Abortion Act del 1967, ma la causa è giuridicamente molto più intricata.

Mary Doogan, 58 anni e Connie (Concepta) Wood, 52, sono infermiere ostetriche scozzesi con alle spalle un’esperienza di servizio ventennale. Al Southern General Hospital di Glasgow erano incaricate di seguire e coordinare i medici della sala parto. Quando l’ospedale aveva dato nuove disposizioni in materia di aborto, Doogan e Wood si erano rifiutate di assumersi la responsabilità, seppur indiretta, di compiere atti che potessero portare all’interruzione di una gravidanza. Per questo motivo, le due erano state licenziate. Le due si erano allora appellate alla corte di Edimburgo.

Era il 2012. Il dibattito in aula si concentrò da subito sulle direttive dell’Abortion Act del 1967 che tutela la libertà di coscienza. L’allora giudice, Lady Smith, decretò che né Mary Doogan, né Connie Wood erano direttamente coinvolte. Dunque non potevano avvalersi dell’obiezione di coscienza. Fu chiesto di riesaminare gli atti. Quindi il tribunale si riunì di nuovo nel 2013, con una nuova sentenza che ribaltava il giudizio. “Il diritto di obiezione di coscienza si estende non solo all’atto” recita il provvedimento “ma a tutto il processo di trattamento che porta all’interruzione della gravidanza”.

Doogan e Wood hanno accolto il provvedimento sostenendo che è ciò per cui tutte le ostetriche dovrebbero lottare, perché “le vite da salvare sono due: quella della madre e quella del figlio”. Il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) si è quindi appellato alla Corte Suprema del Regno Unito.

A Edimburgo si era discusso sul termine ‘trattamento’ dell’Abortion Act (sezione 4.1), applicabile a tutto il processo che porta all’atto di aborto. Mentre più complicata è l’interpretazione del termine ‘partecipazione’ (altro termine chiave del decreto). Qui il giudizio della corte cambia. Infatti, “‘Partecipare’ – dice Lady Hale, presidente deputato – significa prendere parte all’atto in modo attivo”. Il che nega alle donne la possibilità di avvalersi del diritto di libertà di coscienza. Per molti il caso è chiuso.

Invece, secondo l’associazione internazionale di avvocati cristiani, l’Alliance Defending Freedom (ADF), vi sono varie alternative. L’ADF sottolinea che il giudizio è parziale, perché le sessioni del tribunale si basano solo sulle direttive dell’Abortion Act senza approfondire ulteriormente il concetto di libertà di coscienza. Ad esempio non viene considerata la Convenzione europea per i diritti umani. Non solo, non vengono nemmeno considerati lo Human Rights Act e l’Equality Act che tutelerebbero Mary Doogan e Connie Wood laddove non ci si può appellare alla libertà di coscienza.

E proprio in base all’Equality Act, che proibisce qualsiasi forma di discriminazione sul lavoro, è stato chiesto all’ospedale di “apportare delle ragionevoli modifiche” al ruolo ricoperto dalle due signore scozzesi. C’è un’inchiesta già in corso presso il Tribunale del lavoro. Tale risoluzione costituisce una novità. “È la prima volta che un tribunale del Regno Unito chiede ad un datore di lavoro di fare ragionevoli modifiche in rispetto della libertà di credo e di religione” si legge sul comunicato ADF. Inoltre, per Mary Doogan e Connie Wood rimane ancora la possibilità di appellarsi alla Corte europea per i diritti umani.

Giacomo Pizzi

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