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La vittoria pro-life in Argentina è uno stop al colonialismo culturale - Matchman News
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La vittoria pro-life in Argentina è uno stop al colonialismo culturale

Lo aveva detto e dimostrato senza peli sulla lingua don Pepe Di Paola, leader dei preti di strada argentini e pro vita, nella sua Audizione lo scorso maggio al Congresso: l’accordo di 50 miliardi tra Argentina e FMI è basato sulla approvazione della legge sull’aborto. Ora, con il voto del Senato contrario alla depenalizzazione dell’aborto […]

Lo aveva detto e dimostrato senza peli sulla lingua don Pepe Di Paola, leader dei preti di strada argentini e pro vita, nella sua Audizione lo scorso maggio al Congresso: l’accordo di 50 miliardi tra Argentina e FMI è basato sulla approvazione della legge sull’aborto. Ora, con il voto del Senato contrario alla depenalizzazione dell’aborto […]

Lo aveva detto e dimostrato senza peli sulla lingua don Pepe Di Paola, leader dei preti di strada argentini e pro vita, nella sua Audizione lo scorso maggio al Congresso: l’accordo di 50 miliardi tra Argentina e FMI è basato sulla approvazione della legge sull’aborto. Ora, con il voto del Senato contrario alla depenalizzazione dell’aborto e alla dittatura del gender nelle scuole, l’Argentina dovrà vedersela con i poteri forti del mondo.

Il voto di ieri notte, dopo 17 ore di dibattito, ha segnato un punto storico della resistenza del popolo argentino ai poteri di istituzioni e lobby internazionali che spingevano per la colonizzazione ideologica del paese e che speravano in una vittoria dell’aborto per imporre la cultura della morte a tutto il continente.

Il voto per la vita ha visto 38 senatori prevalere contro i 31 abortisti, al Congresso dei Deputati gli abortisti erano prevalsi di misura (129-125).

Le lobby avevano festeggiato in pompa magna la vittoria dell’aborto in argentina e dopo il referendum irlandese nel maggio scorso, era scesa in campo anche la potentissima Human Rights Watch per promuovere il ‘buon esempio’ della ormai ‘ex cattolica’ Irlanda ai cugini del Sud America.

A pochi minuti dalla vittoria della vita del Senato, il comunicato violento di Amnesty International descrive i sentimenti e la frustrazione degli abortisti che hanno accusato i senatori di ignorare milioni di argentini pro aborto. Lo stesso Presidente Macri ha fatto trapelare la volontà di voler introdurre la depenalizzazione, in tutti i casi, dell’aborto nel testo di riforma del Codice Penale che il Governo presenterà nelle prossime settimane.

Tutte le chiese cristiane, dagli evangelici ai cattolici, si sono schierate nelle strade e nelle piazze di ogni città del Paese negli ultimi mesi. In questo caso parliamo di milioni di argentini e non della significativa ma minoritaria mobilitazione dei pro-aborto.

La vita a trionfato in Argentina, la colonizzazione ideologica e culturale è stata fermata (per ora) dai rappresentanti del popolo sovrano, ma la guerra è tutt’altro che finita. Nel prossimo ottobre si voterà per il rinnovo di moltissimi deputati e senatori in molte regioni (provincie) argentine dove il voto è stato per la vita. Nello stesso tempo, si voterà per l’elezione del prossimo Presidente argentino. Non c’è tempo da perdere, se l’Argentina vuole il progresso della vita, deve iniziare sin da subito a organizzare le prossime elezioni e scegliere i migliori candidati per la vita e lo sviluppo della nazione.

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