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Presidenza Trump, le opportunità dei gruppi pro-life - Matchman News
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Presidenza Trump, le opportunità dei gruppi pro-life

La presidenza Trump può segnare anche un cambio di prospettiva per i gruppi pro-life, mentre i gruppi pro-aborto possono trovare meno appoggio nella nuova amministrazione, segnando così un cambiamento radicale rispetto alla prospettiva che si era aperta con l’avvento dell’era Obama 8 anni fa. Trump si è presentato infatti come un candidato pro-life, inviando lo […]

La presidenza Trump può segnare anche un cambio di prospettiva per i gruppi pro-life, mentre i gruppi pro-aborto possono trovare meno appoggio nella nuova amministrazione, segnando così un cambiamento radicale rispetto alla prospettiva che si era aperta con l’avvento dell’era Obama 8 anni fa. Trump si è presentato infatti come un candidato pro-life, inviando lo […]

La presidenza Trump può segnare anche un cambio di prospettiva per i gruppi pro-life, mentre i gruppi pro-aborto possono trovare meno appoggio nella nuova amministrazione, segnando così un cambiamento radicale rispetto alla prospettiva che si era aperta con l’avvento dell’era Obama 8 anni fa.

Trump si è presentato infatti come un candidato pro-life, inviando lo scorso settembre una lettera ai leader pro-life, mettendo in luce le sue priorità, che erano: giudici pro-life alla Corte Suprema, le restrizioni sullo sgravio delle tasse per quanto riguarda i finanziamenti all’aborto, e il divieto della pratica del late term abortion (l’aborto portato avanti fino al nono mese di gravidanza) nei primi cinque mesi di presidenza.
Per questo, la candidatura di Trump è stata sostenuta anche da associazioni come la Susan B. Anthony List, e il direttore esecutivo del gruppo Marjorie Dannefelser è stato nominato nel suo team di consulenti cattolici per quanto riguarda i temi pro-vita.

Si tratta di un cambio di paradigma notevole. Nel 2008, all’elezione di Barack Obama, una colazione di oltre 50 gruppi pro aborto aveva sottoposto al “team della transizione” di Obama un piano di 50 pagine, mettendo in luce dove c’erano “buchi” nell’amministrazione da riempire con giudici e ufficiali nelle loro posizioni, in particolare nelle Corte Federali, nel Dipartimento di Salute e Servizi Umani, nel Dipartimento di Giustizia, nel Dipartimento di Stato anche nell’agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale, nella Commissione Pari Opportunità e la Commissione di Commercio Federale.

Si trattava di un piano che includeva priorità legislative e politiche, a partire dall’abolizione dell’emendamento Hyde che dà restrizioni sul finanziamento all’aborto. In generale, il lavoro era di occupare gli spazi e di ottenere finanziamenti, con l’obiettivo di arrivare ad una crescita del 133 per cento del Programma di Pianificazione Familiare di un miliardo di dollari per programmi internazionali della famiglia. In più, Cecile Richards, presidente di Planned Parenthood (la “fabbrica degli aborti” negli USA), è stato un consigliere informale della campagna Obama.

Ora, le cose sembrano cambiate. Con Trump, le associazioni pro-aborto potrebbero avere vita più difficile. E sebbene gli stessi cattolici hanno mostrato una sana diffidenza verso le politiche del nuovo presidente, di certo ci sarà più spazio per loro nell’amministrazione Trump, che in una eventuale amministrazione Clinton.

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