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“Le infermiere obiettrici? Come l’ISIS” - Matchman News
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“Le infermiere obiettrici? Come l’ISIS”

Intervista all’avvocato svedese Ruth Nordstrom, Presidente dell’Associazione “Scandinavian Human Rights”.

Intervista all’avvocato svedese Ruth Nordstrom, Presidente dell’Associazione “Scandinavian Human Rights”.

Ruth Nordström, avvocato. Presidente dell’associazione Scandinavian Human Rights, da tempo segue il caso di Ellinor Grimmark un’infermiera svedese licenziata da tre ospedali diversi perché si rifiuta di abortire, e costretta per questo a lavorare all’estero.  Ma non è solo chi è obiettore che viene discriminato…

 A parte il caso di Ellinor Grimmark di cui parleremo in seguito, lei di che cosa si occupa, in generale e in particolare, in questo momento? Mi riferisco anche al lavoro della sua associazione.

Lavoro con la Scandinavian Human Rights Lawyers (SHRL), un’organizzazione non governativa di avvocati e giuristi che si occupa della promozione dei diritti umani e della dignità umana attraverso l’applicazione del diritto. Ma anche sull’informazione e l’educazione sulle questioni legali legate ai diritti umani. In questo momento per esempio, mi sto occupando soprattutto di casi che riguardano l’obiezione di coscienza da parte del personale medico. In Svezia infatti, si verificano molti gli episodi di discriminazione nei confronti dei soggetti obiettori da parte del datore di lavoro.

Un altro tema di cui ci stiamo occupando è la libertà di educazione confessionale in Svezia. Lo Swedish School Act del 2011, non risponde ai requisiti di diritto internazionale in materia di libertà di educazione. La legge svedese vieta qualsiasi elemento di tipo religioso o confessionale nelle scuole. Sia quelle statali che quelle di matrice cristiana o religiosa. E questo evidentemente impedisce ai genitori di fornire ai figli un’educazione di fede.

L’altra grande problematica che affronta SHRL è la tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale. La Svezia – come ho spiegato varie volte – è uno sei paesi guida in materia di tratta di esseri umani, sfruttamento sessuale e prostituzione.

L’associazione, la SHRL, riceve molto appoggio?

Cooperiamo con più di 300 organizzazioni e con individui che lottano per la dignità e per i diritti umani in Europa.

Passando al caso Grimmark, a cui ha già accennato. A che punto è? Vi sono stati importanti sviluppi di recente?

Il caso procede, ma siamo ancora ad uno stadio preliminare. L’audizione orale preliminare si è tenuta a gennaio, ma la testimonianza principale sarà a settembre. Ellinor Grimmark lavora ancora in Norvegia, dove la libertà di coscienza è una componente naturale della professione medica.

Nel frattempo, so che il 12 marzo lei ha parlato proprio del tema della libertà di coscienza durante la ventottesima sessione per i diritti umani delle Nazioni Unite. Cosa può dirci al proposito? Lei pensa che qualcosa cambierà?

Sì, abbiamo tenuto una sessione parallela alle Nazioni Unite, a Ginevra. C’era anche Alliance Defending Freedom (ADF) [associazione internazionale di avvocati cristiani per i diritti e le libertà, ndr]. Lo scopo era portare l’attenzione al fatto che la Svezia non rispetta i diritto fondamentale di libertà di coscienza, appunto. In quell’occasione c’era anche Ellinor Grimmark che ha raccontato la sua storia.

Perché, ripeto, in Svezia non c’è praticamente libertà di coscienza. Recentemente Mona Sahlin, Coordinatrice svedese contro la violenza estremista, ha paragonato le infermiere obiettrici ai jihadisti dello Stato Islamico! Questo indica quanto sia distorto il dibattito in materia. C’è molta confusione.

Qualcuno, tra dottori e infermiere cristiani, in certi ospedali può usufruire della sua libertà di coscienza. Ma si tratta di accordi temporanei, presi a voce con il proprio superiore. Ma siccome non esiste nessun obbligo di legge che tuteli l’obiezione di coscienza, ad un certo punto molti vengono discriminati e poi licenziati o costretti a licenziarsi. Non è questione da poco, dato che per un’infermiera svedese appena laureata è praticamente impossibile trovare lavoro in qualsiasi struttura. A meno che sia disposta ad abortire.

Oltre alla vicenda di Ellinor Grimmark, ho un altro caso sotto mano. È successo che un’infermiera obiettrice aveva trovato lavoro in un’azienda ospedaliera. Le era stato garantito che avrebbe potuto appellarsi al suo diritto, ma dopo poco tempo l’ospedale l’ha sospesa e poi licenziata. Tutto ciò è inammissibile. Soprattutto è in contrasto con il diritto internazionale. Per questo il caso Grimmark è così importante. E per questo, se necessario, faremo di tutto per riuscire a sottoporlo direttamente presso la Corte europea per i diritti umani.

E in Parlamento?

Speriamo che il Parlamento europeo sollevi presto la questione della discriminazione sul lavoro in Svezia.

Qual è il motivo per cui parlare di obiezione di coscienza è così assurdo?

Il fatto è che quando si parla di libertà di coscienza i politici, i partiti e le associazioni femministi, che in Svezia sono molto forti, reagiscono violentemente perché dicono che è in contrasto con il diritto all’aborto. Ma la verità è che nella maggior parte dei Paesi europei, il sistema legale tutela il diritto all’obiezione di coscienza. E occorre che anche la Svezia si adegui. Secondo alcuni politici la questione non deve essere regolata da norme, basta che il datore di lavoro e il medico si mettano d’accordo. Quindi è una questione che si risolve sul lavoro. Eppure, come si evince dai casi citati, questo non è possibile. Ci vuole una politica chiara e delle regole. Un quadro legale che regolamenti l’accordo, dei limiti. Anche perché stiamo parlando di un diritto umano che è fondamentale.

Giacomo Pizzi

 

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