Warning: Parameter 2 to qtranxf_postsFilter() expected to be a reference, value given in /home/matchman/public_html/wp-includes/class-wp-hook.php on line 298
Roma, c'è davvero bisogno delle unioni civili? - Matchman News
Warning: Parameter 2 to qtranxf_postsFilter() expected to be a reference, value given in /home/matchman/public_html/wp-includes/class-wp-hook.php on line 298

Roma, c'è davvero bisogno delle unioni civili?

Istituito a Roma il registro sulle unioni civili per tutti i comuni della capitale. Un passo avanti. Ma solo per “avallare il matrimonio gay”.

Istituito a Roma il registro sulle unioni civili per tutti i comuni della capitale. Un passo avanti. Ma solo per “avallare il matrimonio gay”.

Mentre presso la Commissione di Giustizia del Senato iniziano le audizioni per la regolamentazione delle unioni civili, il 28 gennaio il Campidoglio di Roma ha votato a favore del registro – solo comunale – per “tutelare le convivenze”. Il sindaco Marino si è detto contento e ha auspicato che ci sia presto una normativa nazionale. Soddisfatti PD, Sel e M5S che lo hanno votato. E soddisfatti anche i membri delle associazioni Lgbt che parlano di successo a livello nazionale e europeo. Simbolicamente forse, ma per l’opposizione è solo “fumo negli occhi” ideologico, privo di fondamento legale e per cui verranno avviati ricorsi. O, come afferma Mons. Enrico Solmi (Cei), si tratta di un altro violento “attentato al matrimonio”.

Il 28 gennaio in Campidoglio a Roma, le associazioni Lgbt sono in festa: la maggioranza del centrosinistra ha votato in favore dell’apertura di un Registro comunale per “soggetti italiani, altri comunitari o stranieri, maggiorenni e conviventi”. Le coppie che si iscriveranno al registro potranno godere di servizi e agevolazioni nei settori di competenza comunale, come per gli sposati. Ma se da un lato la delibera definisce le unioni come “rapporto di reciproca assistenza morale e materiale”, dall’altro di fatto dà il via libera ai ‘matrimoni’ omosessuali. Perché un emendamento – proposto  dalla consigliera di Sel Imma Battaglia – permette la registrazione di ‘matrimoni’ gay contratti in altri paesi. E così il leader di Sinistra e Libertà, Nichi Vendola, si aspetta già “il matrimonio gay” tout court. Immediata la reazione di Mons. Enrico Solmi, presidente della Commissione Vita e Famiglia della Cei: “È un attentato al matrimonio. Il Campidoglio ha calato la maschera, la vera finalità dei registri è avvallare i ‘matrimoni’ gay,” afferma in una intervista a Radio Vaticana.

Non è il primo registro per le unioni civili aperto in Italia. Registri di questo tipo esistono già in altre città del Paese. In pochissimi vi si sono iscritti. Per il sindaco di Roma Ignazio Marino (PD) si tratta comunque di un risultato politicamente importante. “Oggi la Capitale d’Italia dà il segnale che, in questa città, l’amore è uguale per tutti” afferma Marino, “ci aspettiamo che il prossimo passo arrivi da una legge nazionale che, come affermato autorevolmente dal presidente del Consiglio, sarà votata entro i primi mesi del 2015”.

Per l’opposizione il fine è solo questo. Si tratta di “fumo negli occhi”, come sostiene l’onorevole Silvia Tarsia del Movimento Politica Etica Responsabilità (PER) poiché “i Comuni non hanno il potere di modificare la legislazione sulla famiglia e il codice civile”. Per questo il consigliere della Lega Marco Pomarici annuncia che verranno presentati ricorsi giudiziari in sede amministrativa e legale contro “questo provvedimento illegittimo e inutile”.

Dello stesso avviso anche il parlamentare Gianluigi Gigli (Pi) il quale sostiene che l’inserimento automatico dei ‘matrimoni’ gay contratti in altri paesi è materia da sottoporre alla Corte costituzionale. D’altronde presso la Commissione Giustizia del Senato il dibattito sulla regolamentazione delle unioni civili è già in corso da tempo. In luglio la senatrice Monica Cirinnà presentava un testo di base per la regolamentazione delle unioni omosessuali e a settembre il Premier Matteo Renzi annunciava che entro fine anno si sarebbe giunti ad una legge.

Ma il dibattito è ancora in corso. Il 15 gennaio la Commissione riceveva in audizione il Forum delle Associazioni Nazionali e il giorno dopo il comitato “Si alla famiglia” proponeva alla un testo unico che “elenca e ribadisce quanto l’ordinamento italiano già prevede, esplicitamente o implicitamente, per le persone impegnate in convivenze”.

Dunque mentre a Roma si anticipano le conclusioni, a livello nazionale le discussioni continuano.

Ma c’è di più. Nonostante spesso vi sia la convinzione che il riconoscimento di tali norme corrisponda ad un adeguamento con l’ordinamento europeo, in Europa la faccenda è tutt’altro che chiusa. La convenzione europea per i diritti dell’uomo non impone il riconoscimento del ‘matrimonio’ omosessuale, e per lo meno non lo pone allo stesso livello del matrimonio. Anzi identifica la famiglia come “unione tra uomo e donna” (art. 12). Dopodiché in merito alle unioni civili rispetta i vari ordinamenti nazionali. Lo dimostra anche una sentenza della Corte Europea del 24 luglio 2014 in risposta a Heli Hämäläinen, finlandese, che chiedeva il riconoscimento del ‘matrimonio’ omosessuale dato che aveva effettuato una mutazione di genere. Il parere della corte fu che “la protezione del matrimonio tradizionale è un valido interesse per lo stato” e che “la legge europea per i diritti umani “non garantisce il diritto di ‘matrimonio’ per le coppie dello stesso sesso”, poiché “le unioni civili e il matrimonio non sono la stessa cosa”.

Giacomo Pizzi

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com