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Università UK: Libertà di parola vietata - Matchman News
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Università UK: Libertà di parola vietata

Le Classifiche del 2017 sulla Libertà di parola nelle Università Inglesi pubblicato da spiked-online.com, dimostrano in modo deprimente che ognuna delle migliori 24 università di ricerca sta censurando attivamente o reprimendo la libertà di espressione e di parola all’interno dei propri campus. Inevitabilmente gli studenti cristiani sono in ‘silenziati’: il mese scorso, la la decisione […]

Le Classifiche del 2017 sulla Libertà di parola nelle Università Inglesi pubblicato da spiked-online.com, dimostrano in modo deprimente che ognuna delle migliori 24 università di ricerca sta censurando attivamente o reprimendo la libertà di espressione e di parola all’interno dei propri campus. Inevitabilmente gli studenti cristiani sono in ‘silenziati’: il mese scorso, la la decisione […]

Le Classifiche del 2017 sulla Libertà di parola nelle Università Inglesi pubblicato da spiked-online.com, dimostrano in modo deprimente che ognuna delle migliori 24 università di ricerca sta censurando attivamente o reprimendo la libertà di espressione e di parola all’interno dei propri campus.

Inevitabilmente gli studenti cristiani sono in ‘silenziati’: il mese scorso, la la decisione di bandire l’Unione Cristiana dal Balliol College di Oxford, citando il possibile “danno” che la loro presenza avrebbe verso i nuovi studenti.

Agli studenti pro-vita, che sono probabilmente credenti cristiani, questo atteggiamento di censura e discriminazione è familiare.

Il terrore terribile provocato da relatori pro-life è cresciuto così forte tra gli studenti dell’Università di Strathclyde in Scozia e quelli che frequentano l’Università di Auckland in Nuova Zelanda che entrambi hanno bandito totalmente le le attività e i relatori delle organizzazioni pro-vita dalla vita universitaria.

Gli studenti di Strathclyde hanno difeso la decisione dicendo che gli attivisti anti-aborto erano stati noti per le loro preghiere organizzate fuori dalla cliniche abortive e per le immagini usate nelle loro manifestazioni che avrebbero potuto turbare gli studenti della Università, mostrando il feto nell’utero della madre.

Quando è iniziato il grande attacco alla libertà di parola nelle università, molti commentatori hanno sottolineato la mancanza di fibra morale tra i giovani.

Li hanno definiti “Generation Snowflake” (generazione fiocco di neve), cioè giovani sprovvisti di argomenti sufficienti e consapevolezza per affrontare un robusto scambio di opinioni.
Anche le conseguenze per il personale universitario che non si attengono alle nuove regole del ‘politically correct’ possono essere gravi.

All’inizio di questa estate, un professore che aveva insegnato alla Scuola di Arte dell’Istituto di Chicago per 14 anni, ha offerto la sue dimissioni dopo che uno studente ha presentato una denuncia perché il professore aveva usato la parola “stupro” in una conferenza, senza aver pronunciato l’avviso richiesto ‘trigger’ (l’obbligo di avvisare durante una lezione o uno scambio di opinioni che potrebbero essere usati termini ‘sensibili’ o che potrebbero provocare ‘turbamenti’ nell’uditorio).

In seguito il Professore ha segnalato che con questo sistema, gli studenti stavano trasformando la sua classe in qualcosa che “assomigliava ad uno stato di polizia”.

Secondo un gruppo di professori statunitensi c’è una limitata diversità di punti di vista nelle scienze sociali, “nei 15 anni tra il 1995 e il 2010 l’accademia è andata ad appoggiarsi a sinistra per essere quasi interamente a sinistra”, con il 60 per cento della facoltà identificato come “fortemente a sinistra” nel 2014. Recentemente il Procuratore generale degli Stati Uniti Jeff Sessions è intervenuto in difesa della libertà di espressione ed insegnamento nei campus americani.

Forse la gran parte della ‘follia’ che si sta vivendo nei campus anglosassoni e statunitensi è causata dagli stessi professori che hanno brutalmente abbattuto le vecchie discipline e le hanno sostituite con gli studi di genere e gli studi postcoloniali. Gli stessi professori che per primi hanno imposto i nuovi ‘codici di parola’ draconiani che fissavano le regole della ‘correttezza politica’.

Tutto questo ha influenzato la sostanza della ricerca accademica. Il sociologo Mark Regnerus, dell’Università del Texas, è stato sottoposto a una straordinaria campagna dal 2012 quando pubblicò una ricerca sui figli delle coppie omosex.

Qualcosa di simile accade anche in Gran Bretagna nelle ultime settimane con l’Università Bath Spa che ha rifiutato un progetto di ricerca su persone che hanno cambiato idea sulla ‘riassegnazione di genere’. La soppressione della verità e della libertà accademica possono essere più che l’effetto collaterale di un generale malessere politico.

Può essere effettivamente il risultato previsto di un progetto politico. Un novo totalitarismo, una nuova ingegneria sociale che impone alle giovani generazioni una nuova e terribile schiavitù.

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