Aborto in UK, la maggioranza vuole il cambio della legge
di Laurence Wilkinson Alla vigilia delle elezioni generale del Regno Unito, previste per l’8 giugno, un recente sondaggio operato da ComRes ha mostrato che la popolazione inglese non è soddisfatta dell’attuale legge sull’aborto, e la vuole vedere riformata in varie parti. Il sondaggio è stato commissionato da www.wheredotheystand.org.uk, e ha rappresentato la più estesa raccolta dati […]
di Matchman - 23/05/2017di Laurence Wilkinson
Alla vigilia delle elezioni generale del Regno Unito, previste per l’8 giugno, un recente sondaggio operato da ComRes ha mostrato che la popolazione inglese non è soddisfatta dell’attuale legge sull’aborto, e la vuole vedere riformata in varie parti.
Il sondaggio è stato commissionato da www.wheredotheystand.org.uk, e ha rappresentato la più estesa raccolta dati sul tema nell’ultimo decennio.
Il sondaggio si è concentrato su varie questioni concernenti l’aborto, incluso il temo limite per praticare l’aborto, la consulenza indipendente, il finanziamento estero e la protezione del diritto di conoscenza. Uno dei dati più interessanti è stato che quasi due terzi degli intervistati volevano vedere ridotto l’attuale limite di 24 settimane per praticare un aborto – dato questo che potrebbe essere considerato una sorpresa da molti progressisti nel Regno Unito che hanno eccepito come le donne in particolare vogliano meno regolamentazione sul tema aborto.
Oltre a questo, il sondaggio ha messo in luce che il 93 per cento delle donne vuole riconosciuto un diritto legale per una consulenza indipendente per quante considerano di avere un aborto. In più, il 79 per cento della popolazione ha chiesto un periodo l’introduzione di un periodo di 5 giorni prima di praticare l’aborto, e il 65 per cento si è opposto al fatto che parte delle tasse UK sia speso in aborti fuori dalla nazione.La maggioranza della popolazione del Regno Unito sostiene anche il diritto all’obiezione di coscienza – in particolare, mettendo in luce che nessuno deve essere forzato ad agire contro le proprie convinzioni religiose. Questo è un dato cruciale alla luce dei recenti sviluppi del Regno Unito, che hanno visto i diritti di coscienza degli operatori sanitari sempre più sotto attacco.
Nel 2014, infatti, un giudizio della Corte Suprema ha stabilito che due ostetriche scozzese potevano essere richieste di delegare, supervisionare e supportare lo staff meno esperto coinvolto in procedure di aborto – rendendo difficile la possibilità per le ostetriche di proseguire nelle loro carriere. E ancora più recentemente, il “regolatore” britannico per i farmacisti ha cambiato gli standard farmaceutici, sostituendo l’attuale “diritto di riferire” con il “dovere di dispensare”. Entrambi questi sviluppi implicano che la popolazione vuole che i servizi sanitari siano forniti senza pensieri, date le vedute fortemente radicate di quelli cui è stato richiesto di provvedere il servizio, quando in realtà l’opposto sarebbe vero.
ADF International sostiene in tutto il mondo una maggiore protezione del diritto di coscienza. In particolare, ADF ha stilato un “expert brief” in supporto dell’ostetrica svedese Ellinor Grimmark, che sta ora considerando di portare il suo caso alla Corte Europea dei Diritti Umani dopo che il tribunale svedese non ha difeso il suo diritto alla libertà di coscienza. È davvero poco sensato, per le autorità locali, di forzare i professionisti medici a lasciare il loro lavoro, quando la libertà di coscienza è un diritto umano fondamentale garantito da ogni trattato sui diritti umani. Piuttosto, come hanno suggerito i risultati del sondaggio, il focus dovrebbe essere nel salvaguardare le convinzioni morali dello staff su materie sensibili.