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Maternità surrogata, se ne parla all'ONU e al Parlamento UE - Matchman News
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Maternità surrogata, se ne parla all’ONU e al Parlamento UE

Una dichiarazione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata raggiunge finalmente gli organismi internazionali ed europei per dare il via ad un nuovo dibattito.

Una dichiarazione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata raggiunge finalmente gli organismi internazionali ed europei per dare il via ad un nuovo dibattito.

Come anticipato pochi mesi fa in un articolo di Matchman News, oltre 2.300 esperti provenienti da 54 Paesi hanno firmato una Dichiarazione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata, con la quale chiedono alle istituzioni di vietare questa pratica in tutto il mondo, e ai politici nazionali di proibire la registrazione civile da parte di genitori non biologici di figli nati attraverso surrogazione, in modo da ostacolare la procedura.

Per analizzare gli sviluppi della dichiarazione, abbiamo intervistato Leonor Tamayo, presidente della sezione internazionale di Profesionales por la Ética, l’associazione spagnola che ha promosso l’iniziativa.

La Dichiarazione è stata consegnata a diversi organismi internazionali. Pensa che il contenuto e il conseguente dibattito si diffonderanno velocemente? Quali effetti potranno avere?

Nelle ultime settimane, la Dichiarazione è stata consegnata al OAS (Organization of American States) a Washington, al Parlamento Europeo a Bruxelles, all’Alto Commissario per i Diritti Umani e a diversi rappresentanti permanenti presso le Nazioni Unite a Ginevra. Il dibattito sulla maternità surrogata è appena iniziato, ma va avanti velocemente. È molto importante agire in anticipo, fare il primo passo per avere un vantaggio. Alcuni diplomatici a Ginevra sono rimasti sorpresi dal fatto che abbiamo presentato questa questione alle Nazioni Unite, dato che finora non è mai stato aperto un dibattito simile.

Ci sono state ulteriori iniziative cruciali da parte dei gruppi pro-family all’interno degli organismi internazionali, e ne seguiranno presto altre. Tuttavia, siamo consapevoli che i nostri oppositori hanno enormi interessi economici e ideologici legati alla legalizzazione della maternità surrogata, e sono pronti a lottare. Anche le lobby omosessuali hanno un ruolo importante (e sappiamo tutti quanto siano potenti); infatti attraverso la surrogazione vogliono dimostrare che “omosessualità” non significa “incapacità di diventare genitori”. In questo modo, le unioni gay sarebbero eguagliate al matrimonio.

Può spiegarci la situazione attuale della maternità surrogata in Europa dal punto di vista politico e legislativo?

Sebbene in alcuni stati, come Albania, Georgia, Croazia, Paesi Bassi, Russia, Regno Unito, Grecia e Ucraina, sia stata legalizzata, nella maggior parte dei Paesi europei è proibita. È espressamente vietata in Germania, Svizzera, Francia, Italia, Portogallo, Austria, Estonia, Finlandia, Islanda, Moldavia, Montenegro, Serbia, Slovenia, Svezia e Turchia. In altri è in parte tollerata; è il caso di Belgio, Lussemburgo, Polonia e Repubblica Ceca. In alcune nazioni invece non viene espressamente vietata oppure non è regolata dalla legge, come in Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Principato di Monaco, Romania, San Marino e Bosnia-Erzegovina.

La situazione cambia nel caso dei bambini nati attraverso l’utero in affitto in un Paese e registrati in quello dove i “genitori” decidono di vivere. Questa pratica è legale in Albania, Spagna, Estonia, Georgia, Ungheria, Irlanda, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Regno Unito, Russia, Slovenia e Ucraina, e vietata nel Principato di Andorra, in Bosnia-Erzegovina, Lettonia, Lituania, Moldavia, Principato di Monaco, Montenegro, Romania, Serbia e Turchia. Nel resto dei Paesi, l’approvazione o il divieto dipendono da particolari norme interne.

Il 26 giugno 2014 la Corte europea per i diritti dell’uomo ha emesso una sentenza sui casi 65192/11 Mennesson c/Francia e 65941/11 Labassee c/Francia, individuando una violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo riguardo al rispetto della vita privata e famigliare, dato che non era stato riconosciuto il rapporto di filiazione tra bambini nati attraverso surrogazione e i genitori che avevano utilizzato codesto metodo. Questa decisione ha dato il via alla legalizzazione della pratica nei Paesi che avevano firmato la Convenzione e sta già producendo i primi effetti in Spagna, Francia, Germania, Irlanda e Italia.

In un’altra sentenza dello scorso gennaio (Paradiso e Campanelli), la Corte ha validato la vendita di un bambino, aprendo le porte al traffico di neonati e allo sfruttamento delle donne.

In conclusione, nei Paesi occidentali stiamo assistendo ad una generale promozione dello sfruttamento del corpo delle donne e del traffico di bambini. L’Europa sembra voler consacrare e facilitare l’acquisto di figli da parte di chi se lo può permettere e che risponde ai requisiti necessari per avere il “prodotto”. A quanto pare, la dignità delle donne e della maternità non ha bisogno di essere protetta. Come nel caso della prostituzione, ognuno può usare il corpo di una donna per soddisfare i propri desideri.

Questa nuova forma di sfruttamento, mercificazione degli esseri umani, traffico e prostituzione si sta facendo strada nei Paesi e nelle istituzioni grazie alla pressione delle lobby e degli affari generati attorno a questa compravendita.

Francesca Maccioni

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