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Nozze gay in Irlanda, John Waters: “L'Irlanda bullizzata sul matrimonio gay” - Matchman News
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Nozze gay in Irlanda, John Waters: “L’Irlanda bullizzata sul matrimonio gay”

La Fondazione Magna Carta lo scorso 4 marzo ha aperto il suo anno accademico ospitando John Waters, giornalista che si è opposto al referendum pro-matrimonio gay in Irlanda. Roccella: “Anche in Italia Parlamento “bullizzato” sulle unioni civili”.

La Fondazione Magna Carta lo scorso 4 marzo ha aperto il suo anno accademico ospitando John Waters, giornalista che si è opposto al referendum pro-matrimonio gay in Irlanda. Roccella: “Anche in Italia Parlamento “bullizzato” sulle unioni civili”.

“Come si intimidisce un Paese: l’Irlanda bullizzata sul matrimonio gay”. Stando alle ultime vicende italiane,  quello scelto dalla Fondazione Magna Carta per la sua lettura annuale, tenutasi lo scorso 4 marzo presso la Sala Refettorio della Camera dei Deputati a Roma, è un tema caldo e attualissimo. Anche l’ospite dell’evento non era da meno: John Waters, giornalista irlandese noto per la sua ferma opposizione al referendum che nel 2015 ha fatto si che l’Irlanda divenisse il primo paese al mondo ad inserire nella Costituzione, per via referendaria, la parità tra matrimonio eterosessuale e quello omosessuale.

Obiettivo centrale dell’evento: analizzare l’esperienza irlandese per capire meglio cosa sta succedendo in Italia e in Europa. “Si tratta di una dinamica totalitaria che ora ha scelto il terreno prettamente antropologico, pretendendo di dominare la vita dalla nascita fino alla morte” ha affermato il senatore Gaetano Quagliariello, presidente della Fondazione, introducendo il tema della lettura annuale e la prospettiva del tutto particolare scelta per affrontare la questione, ovvero quella offerta non da “un bacchettone, moralista e retrogrado difensore del passato, ma da un personaggio di profondo anticonformismo” come ha affermato l’onorevole Eugenia Roccella presentando Waters che, in effetti, scorrendo brevemente la sua biografia, è un intellettuale che difficilmente può essere categorizzato come “bigotto”.

“Il vero problema di fondo non è il matrimonio gay ma difendere la realtà così come è stata data. Rispettare l’antropologia che abbiamo ereditato non significa essere tradizionalisti e retrogradi bensì aderire alla verità!” ha esordito Waters sottolineando l’obiettivo di fondo della “battaglia” che si sta conducendo. Aderire pienamente a tale obiettivo di per se basterebbe per smontare le accuse di “tradizionalismo” e “bigottismo” mosse nei confronti di chi si oppone alla legalizzazione “di quelli che fino a poco tempo fa non erano considerati dei veri e propri diritti”. Infatti, “il matrimonio gay solo da poco (3-4 anni) viene associato ai diritti umani, non ha una storia nell’ambito dei diritti. E questo è testimoniato dal fatto che se andiamo a ricercare negli archivi dei giornali che ora sono pro-diritti gay non troviamo articoli che sostengono il diritto dei gay a sposarsi” ha continuato Waters cercando di rispondere anche al “perché” nel giro di così poco tempo l’opinione pubblica e anche politici che prima erano contrari al matrimonio gay – Obama ad esempio nel 2008 riconosceva il matrimonio solo tra uomo e donna – ora sostengono i diritti LGBT.

“E’ la propaganda che fa questo. Ci sono persone che sanno imporre la volontà sulla massa poiché sono specialisti delle dinamiche psicologiche delle masse. La massa viene  condizionata nel suo insieme” ha sostenuto Waters soffermandosi nel distinguere le caratteristiche della memoria collettiva e di quella individuale. “La prima non agisce in modo convenzionale perché non agisce sulla base di un pensiero, bensì su impulsi, emozioni  e in base a cliché”. In tal senso “la propaganda ha la funzione di spostare le masse sulla base delle emozioni. In Irlanda, infatti, la propaganda ha presentato la comunità gay come vittime. Vittimizzare  è il movimento generale di partenza, poiché la vittimizzazione genera uno tsunami di sentimenti che poi porta a sostenere i diritti e i matrimoni gay” ha affermato Waters precisando come questo atteggiamento sia parte integrante di una vera e propria “ingegneria del consenso” studiata appositamente per far cambiare il modo in cui la società vedeva la comunità gay.

Infatti, come ha sottolineato Waters, nel 1989 due intellettuali gay, Marshall Kirk (ricercatore in neuropsichiatria) e Hunter Madsen (esperto di tattiche di persuasione pubblica e social marketing) furono incaricati di redigere un vero e proprio Manifesto gay: il risultato fu il libro “After the ball”, una sorta di manuale di strategia per combattere il “bigottismo antigay”. Waters ha fatto riferimento alle tre tattiche previste dal “manuale” per raggiungere i loro obiettivi: “Desensibilizzazione della società”, cioè smontare il pregiudizio antigay non facendo percepire l’omosessualità come minaccia “inondando” la società di messaggi omosessuali; “Jumming (“sabotaggio culturale”), ovvero rompere il pregiudizio che si basa sul modo tradizionale in cui gli altri percepiscono una realtà. Per fare questo è necessario presentare messaggi che creino un dissidio interiore nei “bigotti antigay”, i soggetti che rifiutano l’omosessualità per motivi religiosi, ai quali occorre mostrare come l’odio e la discriminazione non siano “cristiani” enfatizzando le sofferenze provocate agli omosessuali dalla crudeltà omofobica. “Così i bigotti devono sentire vergogna e  considerare le loro posizioni fuori luogo”; infine, la “conversione”, ovvero diffondere sentimenti positivi e “normalizzanti” sui gay e negativi sui “bigotti anti-gay”, tacciandoli di paure innate (es. omofobia) che influenzano il loro comportamento.

“In Irlanda i media hanno fatto marcia indietro: i gay sono stati normalizzati, i cattolici emarginati e etichettati come bigotti e omofobi. Importante sottolineare che la parola “omofobo” è una parola killer che ha solo l’obiettivo di innervosire e inquinare il dibattito. È uno strumento di guerra inventato per paralizzare l’oppositore perché si rivolge sempre direttamente alla persona e non alla sua idea” ha dichiarato Waters forte della sua esperienza personale dato che egli stesso è stato etichettato come “omofobo” e “bigotto reazionario”, tanto che le sue posizioni contro il matrimonio gay gli hanno fatto perdere il posto da giornalista presso l’Irish Times dove lavorava da tempo. “La logica di fondo è questa: se sei con noi, bene, altrimenti sei nostro nemico e sarai etichettato come capro espiatorio” ha continuato Waters spiegando così anche il comportamento dei politici in generale, i quali per paura di una campagna mediatica contro la loro reputazione, alla fine aderiscono ai progetti delle Lobby LGBT.

Infine, a proposito dell’introduzione nella Costituzione irlandese della parità tra matrimonio etero e omosessuale, Waters ha aggiunto:“ Le lobby sono gestite da soggetti invisibili che progettano qualcosa di più radicale: no i diritti dei gay o i diritti umani, bensì togliere i diritti ai padri e alle madri. Lo Stato deve diventare il vero genitore, lo stato dà il diritto di essere genitore. Per cui si può arrivare al punto dove occorre un processo per stabilire se sei genitore o no. Altrimenti ti vengono tolti i figli poiché i bambini sono in mano allo Stato” ha tuonato il giornalista irlandese invitando tutti ad impegno serio per questa “che è una guerra di raziocinio e di buon senso”.

“Anche il nostro Parlamento, nell’ambito dell’approvazione della legge sulle unioni civili, è stato bullizzato come l’Irlanda – ha affermato l’onorevole Eugenia Roccella, membro del comitato scientifico della Fondazione –  La nostra Costituzione, in questa occasione, è stata violata più volte a partire dal fatto che il nuovo testo è stato portato in aula senza essere discusso in commissione così come garantito dall’art. 72. Poi  il famoso canguro, cioè un emendamento che abbatteva migliaia di emendamenti e proposto anche quando l’opposizione ne aveva ritirati ben 4500. In sostanza, una vera sottrazione di strumenti all’opposizione che viola le regole del dibattito democratico ed ha impedito lo svolgimento dello stesso anche in aula. Infine, la fiducia, tecnicamente inammissibile in questo contesto, dato che non era una legge fatta dal governo” ha concluso Roccella evidenziando come l’esperienza di Waters “ci insegna che c’è da armarsi per difendere fino in fondo le cose che a noi sono care”.

 

Carlo Mascio

 

 

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