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Sanremo e quel “salame” sugli occhi - Matchman News
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Sanremo e quel “salame” sugli occhi

Sul palcoscenico dell’Ariston ci sarà anche Conchita Wurst, la drag queen austriaca vincitrice dell’Eurovision Song Contest 2014.

Sul palcoscenico dell’Ariston ci sarà anche Conchita Wurst, la drag queen austriaca vincitrice dell’Eurovision Song Contest 2014.

Si sa, l’Italia è un paese con poche certezze. Sono pochi i fatti notiziabili, cioè quelli che contorcono le interiora della gente e hanno risonanza mediatica. C’è il calcio, gli omicidi irrisolti, la chiacchera travestita da politica e poi c’è lui, il Festival della Canzone Italiana. È così da sempre. Altro che neo televisione, in Italia tutto ritorna prima o poi.

Da un redivivo democristiano alla Presidenza della Repubblica, fino ad Albano e Romina di nuovo insieme in un amarcord che, più di “felicità”, sa di vera e propria amarezza, il bel paese finisce per essere sempre fotocopia di se stesso. Ma quello che interesserà maggiormente la prurigine mediatica è la partecipazione (ben pagata a quanto pare… ma lungi da noi mettere le mani in tasca a Mamma Rai) di Tom Neuwirth, giovane cantante austriaco vincitore dell’ultimo Eurofestival.

Detta così, niente di speciale. Ma Tom non è un carneade qualsiasi. Si fa chiamare Conchita Wurst. E qui cambiano le cose. Anzi si ribaltano. Perché la Rai invita un uomo travestito da donna barbuta in uno dei grandi classici della sua storia? Ci saranno anche la donna cannone, il clown pasticcione, il domatore dei leoni e l’incantatore di serpenti? Carlo Conti, inizierà forse la sua conduzione accogliendo il pubblico con un “venghino siori, venghino al grande circo di Sanremo”? Temiamo di no.

La partecipazione di Conchita sa di pericolosamente intenzionale. Non si tratta di omosessualità raccontata, di sana proposta delle differenze, ma di becero ideologismo da quattro soldi che insinua la teoria del gender come se fosse normale, in una prima serata vista da milioni di persone. Gender prêt-à-porter che sceglie il palcoscenico più accessibile e allo stesso tempo più visto per infilarsi in nome di un ugualitarismo mascherato da uguaglianza.

Siamo diversi grazie a Dio e siamo uomini e donne con gusti e orientamenti propri da rispettare e garantire. “No grazie!”a un “signor salame”qualsiasi (è la traduzione in italiano della parola tedesca “Wurst”) servito come totem di un’umanità fatta di individui che scelgono chi vogliono essere. No grazie!

Noi quel salame non lo metteremo comunque sugli occhi. Guarderemo il Festival e lo criticheremo o lo elogeremo, senza farci ammorbidire da quel pensiero unico che subdolamente sta seducendo anche uno dei baluardi della pluralità di idee e contenuti come il servizio pubblico radiotelevisivo.

Piccola Fiammiferaia

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